Rimettere la persona al centro delle politiche per la salute significa modificare le priorità dell’agenda politica sanitaria. Troppo spesso le pur sacrosante esigenze di equilibrio economico-finanziario spingono i responsabili della gestione sanitaria a sottovalutare l’importanza di alcuni interventi che invece potrebbero risultare di grande aiuto per invertire questa tendenza. Alcuni spunti concreti per una nuova agenda politica sanitaria orientata verso la salute delle persone e un aiuto per la riqualificazione della spesa sanitaria.
Provare a rendere la politica sanitaria regionale più efficace nel tutelare la salute delle persone oltre che nel perseguire il risanamento economico-finanziario del sistema, significa innanzi tutto cambiare il paradigma del discorso pubblico in tema di sanità, non certamente per ignorare le macroscopiche problematiche che lo monopolizzano abitualmente (fra tutte l’assetto della rete ospedaliera, la spesa per i beni e servizi come la farmaceutica ecc.), ma per dare il giusto valore a quei fattori che condizionano pesantemente la salute dei cittadini mentre la politica si affanna a ricercare soluzioni economico- finanziarie ai deficit di bilancio.
In primo luogo, nel panorama epidemiologico nazionale, le regioni del Sud tra cui la Puglia, evidenziano tassi di mortalità più elevati in un contesto generale nel quale aumenta anche il carico di malattia soprattutto a carico delle donne le quali hanno una aspettativa di vita più alta. Da una parte, quindi, l’incremento delle patologie croniche (specie diabete e Alzheimer) condiziona la qualità della vita delle persone anziane inducendo fragilità e dipendenza; dall’altra, le persone più giovani risultano più suscettibili ai disturbi della sfera psicologica, come dimostra l’aumentata incidenza dei disturbi di ansia e della depressione. Se a questo evidente mutamento epidemiologico aggiungiamo la difficoltà delle persone a trovare disponibilità del medico di famiglia, carenza di risposta nei servizi di supporto psicologico e psichiatrico, disomogeneità nel sistema di offerta specialistica ai più svariati livelli con le inevitabili conseguenze in termini di aumento dei tempi di attesa per accedere alle prestazioni pubbliche e contestuale incremento dell’accesso al sistema privato non per scelta ma per necessità, ecco che si compone davanti ai nostri occhi il quadro di un sistema sanitario disorganizzato e incapace a reggere la domanda di salute che giunge dalla popolazione. In questo quadro, la domanda di salute non soddisfatta trova una corrispondente spiegazione in una carente predisposizione dei fattori organizzativi che presiedono al sistema sanitario. Nonostante i tanti sforzi finora compiuti, in questo sistema prevale ancora una logica fondata sul primato della offerta ospedaliera, non solo in quanto detentrice di risorse effettive ma anche in quanto fattore identitario per la comunità, che fa ancora fatica a riconoscersi intorno alle infrastrutture del territorio. Per l’immediato futuro è quindi necessario, riconoscendo sempre gli importanti risultati finora ottenuti dal sistema sanitario pugliese in termini di performances e di esiti, valorizzare aree di intervento che presentano ampi spazi di crescita: promuovere l’invecchiamento sano con politiche attive fondate sulla assistenza geriatrica e l’inclusione sociale; espandere l’accesso ai servizi e alle cure per la salute mentale già nell’area delle cure primarie; rafforzare le cure primarie mediante investimenti sulla medicina di comunità basati sugli accordi integrativi con la medicina di famiglia (in attesa della evoluzione normativa nazionale) che riempiano di contenuti le strutture territoriali realizzate grazie ai fondi del PNRR; potenziare le attività di screening oncologico e le attività di prevenzione primaria sugli stili di vita e comportamentali. Ovviamente questi indirizzi di politica sanitaria devono accompagnarsi al costante percorso di miglioramento gestionale ed economico-finanziario del sistema, ed anzi ne diventano parte integrante in quanto contribuiscono a riallocare la spesa in maniera qualificata nell’ambito di politiche per la salute centrate su reali bisogni della persona.